tag:blogger.com,1999:blog-3150363453865138340.post1319309868622015423..comments2020-07-22T14:54:37.061+02:00Comments on meltemiblog: Mi arrivano segnaliUnknownnoreply@blogger.comBlogger2125tag:blogger.com,1999:blog-3150363453865138340.post-47892126725060734602009-07-07T14:42:31.394+02:002009-07-07T14:42:31.394+02:00[2^ parte]
Fu un salto teorico di portata internaz...[<i>2^ parte</i>]<br />Fu un salto teorico di portata internazionale e nasceva da una nicchia del pensiero più marxiano che italiano. Ma su quei contenuti non sono mai venuti a confronto intellettuali di regime come Umberto Eco, Furio Colombo, Claudio Magris e via così. Quindi una risposta c’è: quanti allora lavorarono per e con Nicolini – compreso lo stesso Nicolini (certo intellettuale eccentrico e creativo ma pur sempre meno scandaloso, a sentirlo ora, di quanto lo si immaginasse allora) – sono scomparsi dalle agende in cui la rinnovata sinistra di Veltroni e Rutelli è andata a cercare collaboratori e contenuti, consulenti e strategie. Con Veltroni al potere – e mentre figure di compromesso post-sessantottino come Mieli e Riotta scattavano ai vertici dell’informazione – ha avuto inizio l’eccidio post-comunista di una fetta generazionale di professionisti non allineati al conformismo rampante. Eppure si trattava di una sinistra certamente assai meno bigotta e ottusa del vecchio ideologismo istituzionale delle organizzazioni di partito e di movimento di impronta comunista (quando a governare la cultura di partito erano le astrazioni estreme o estreme compromissioni di dirigenti quali Tortorella e Napolitano).<br />A caldo, devo dire che – mancando per mia colpa o colpa dell’informazione di notizie più circostanziate su come sia andata la gestazione e realizzazione della attuale Estate Romana – sono tentato di essere d’accordo con l’assessore Croppi. Vale a dire che, magari non mi hanno interamente convinto le sue risposte, ma di certo c’è qualcosa di sospetto nel chiedere ad una amministrazione di destra che faccia una politica innovativa di destra (a meno che – e non escludo che proprio questo abbia in testa Pettarin, di cui stimo da sempre la dedizione di operatore culturale sul territorio – non si ritenga possibile un pensiero di destra radicalmente rinnovato nei suoi fini esattamente come molti di noi si ostinano ad attendere altrettanto dal pensiero di sinistra).<br />Penso che destra e sinistra – pur essendo ideologie o stati d’animo o nevrosi o interessi ancora in grado di dilaniare la nostra vita civile – siano ormai delle corbellerie sul piano dei contenuti espressivi, simbolici, umani (anche se sono tutt’altro che corbellerie sul piano degli interessi personali, dei destini professionali, delle dinamiche di gruppo, della macchina parlamentare, delle carriere pubbliche e private; e via dicendo).<br />La polemica mi pare essere partita male. Tuttavia possiamo piegare in una diversa direzione persino l’idea di un confronto tra destra e sinistra dedicato all’innovazione di cui certamente ha bisogno la vita culturale di una Capitale come Roma. Per me, trovare un luogo in cui discutere tra destra e sinistra significa trovare i modi per verificare se – al di là di tradizioni culturali e sociali opposte: tante e spesso inconciliabili tra loro anche e forse ancor più al proprio interno – esiste nell’aria una qualche volontà comune di uscire dai rapporti di forza dietro i quali in tutti questi anni si sono nascosti, armati o messi al riparo, sia quelli che comandano sia quelli che, in attesa di comandare, si oppongono. Già sarebbe qualcosa, ad esempio, incontrarsi tra diversi per piegare il nostro discorso in una direzione opposta a quella che istituzioni e partiti ci hanno imposto. Già sarebbe qualcosa ragionare nella logica di una società dei consumi e di mercato invece che di una società autoritaria. Di un capitale interiore, fatto di carne e sangue, desiderio e violenza, invece che di un capitale economico-politico. Meglio: di una dimensione di mercato dei bisogni invece che di mercato dei politici e degli elettori. Una proposta tematica come questa – pensateci (che ne dice l’amico Croppi?) – sarebbe in grado di scandalizzare sia la destra che la sinistra… Sarebbe un buon inizio, cioè una buona fine!Alberto Abruzzesenoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-3150363453865138340.post-80269900597332660062009-07-07T14:41:43.256+02:002009-07-07T14:41:43.256+02:00[1^ parte]
Curioso: c’è chi è tentato di discutere...[<i>1^ parte</i>]<br />Curioso: c’è chi è tentato di discutere sulle strategie dell’Estate Romana 2009, mentre invece nessuno si prova a informare davvero su cosa sia cambiato o cambi passando dalle amministrazioni di Veltroni e di Rutelli a quella di Alemanno. Cosa sta avvenendo nei meccanismi clientelari che caratterizzano la distribuzione delle risorse da parte di chi governa la città? Dico subito che trovo questi meccanismi clientelari inevitabili. Dico anzi che – in un mondo migliore, più responsabile – potrebbero essere persino utili oltre che necessari. Il vero danno delle lottizzazioni e spartizioni di potere consiste infatti in forme di selezione culturale che, invece di garantire contenuti, qualità e efficacia all’offerta di servizi collettivi per la cittadinanza, degenera in pura e semplice spartizione di favori, in arida negoziazione di interessi privati o pubblico consenso. Penso che la sinistra abbia fatto non pochi errori di questo genere (ho conosciuto nei suoi anni di governo “molti giovani di sinistra” – o anche soltanto giovani capaci di lavorare e in attesa di vivere – lasciati fuori dai cancelli di un sistema amministrativo chiuso in se stesso, spesso inutilmente dispendioso, generalmente insensibile ad apporti innovativi, e disposto semmai a soddisfare culture sterilizzate, convenzionali se non addirittura in disarmo). Da chi si picca di fare informazione democratica vorrei dunque sapere se anche la destra sta facendo gli stessi errori. Ne fa di più o di meno? Dall’esterno, i programmi dell’Estate Romana non dicono molto. Sono – e lo sono da almeno un paio di decenni – sempre la stessa marmellata…anche se il panorama degli eventi romani credo possa essere ancora invidiato da molte metropoli del mondo (e anche se per molta gente va bene così…e non è poco). Ma qui Pettarin ha ragione quando va al cuore del problema, alla sua genesi, e ci ricorda che la sinistra ha deprivato di un vero progetto culturale le molteplici “case” (del cinema, della letteratura, del jazz, eccetera) perché ideate, varate, modellate e dirette da manager quasi mai in grado o messi in grado di concepire innovazioni di contenuto invece che pura e semplice gestione della tradizione o peggio di corporazioni e clientele cortigiane. E’ allora che si è persa l’occasione per distinguere una autentica strategia di ricerca espressiva da una onesta politica di servizio per il tempo libero di chi resta nella Capitale o vi fa il visitatore di passaggio.<br />Dunque, si è arriva a dire: Nicolini inventò un evento trasgressivo, innovativo, in grado di “fare scuola”, perché mai un assessore reclutato dalla destra non dovrebbe essere capace di fare altrettanto? Bella domanda. Prima di commentarla, tuttavia, mi farei altre domande: perché la sinistra di allora ha tanto polemizzato con l’effimero degli eventi nicoliniani vedendoli come deviazione culturale, trionfo dei consumi e delle mode, del disimpegno e della cultura bassa, di massa e non popolare? Vero: fu una piccola fronda della sinistra a sapere esprimere un salto di qualità, certo, ma i partiti del centro-sinistra non hanno mai ritenuto di doverne trarre strumenti utili a governare: il buonismo veltroniano o il cattivismo dalemiano o il senso comune prodiano non hanno nulla a che vedere con i contenuti innovativi espressi allora dall’effimero.Albero Abruzzesenoreply@blogger.com