Eluana Englaro, un libro e una legge
La notizia sprofonda nelle pagine interne dei quotidiani e sparisce dalla tv, mentre il silenzio che avrebbe dovuto accompagnare la tragedia di una donna e della sua famiglia cala proprio quando sarebbe auspicabile una comune riflessione sulla proposta di legge in discussione in Parlamento.
Spento il clamore scatenato irresponsabilmente intorno agli ultimi giorni di Eluana Englaro, dissolto il "caso" sul quale per settimane si sono accaniti commentatori e politici non sempre animati dalle migliori intenzioni (non sono tutti uguali: nei toni strillati, nei termini oltraggiosi, nelle analogie improprie e intenzionalmente ingannevoli, dovremo tenere memoria dello scempio di parole che è stato ancora una volta consumato sul corpo di una donna), ora possiamo provare a rileggere la storia di Eluana per comprendere cosa può insegnarci.
Lo abbiamo tenuto nel cassetto per settimane, questo libro. Il pudore e il dubbio ci hanno impegnato a tacere finché la nostra iniziativa potesse apparire solo per quello che vorrebbe essere: un contributo al ragionamento sulla fine della vita, su come essa sia irreversibilmente mutata con le accresciute opportunità offerte dalle tecnologie biomediche, su come tali opportunità possano rivolgersi nell'opposto "apparato di cattura" in assenza di un quadro di regole e comportamenti condivisi che rispettino in primo luogo la libertà di scelta della persona.
Insieme all'autore del volume, noi della Meltemi ci auguriamo che questa pubblicazione possa sollecitare un dibattito che conduca a ripensare il testo della legge sul testamento biologico oggi in discussione al Senato, raccogliendo e interpretando le parole insuperate della nostra Costituzione dove recita che "la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".
Alcuni interventi e commenti utili a farsi un'idea:
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