domenica 9 novembre 2008

Onde Tamare



Mi è in questi giorni capitato di seguire un pezzo di Uno Mattina, trasmissione della prima rete televisiva Rai. Intervistata dai due conduttori la scrittrice Susanna Tamaro; il tema, la scuola e il movimento dell’Onda contro la Gelmini e la sua riforma. Sono rimasto ad ascoltare sconcertato anche dal fatto che la Tamaro esponesse le sue argomentazioni del tutto priva di contraddittorio, assecondata anzi dai due compari ossequiosi e cinguettanti. Il suo intervento, durato complessivamente una buona mezz’ora, è così riassumibile.
1. Gli studenti protestano perché poco informati e manipolati da adulti in mala fede.
2. Il decreto va nella direzione giusta. Nella scuola ci sono troppi sprechi, i tagli sono assolutamente necessari.

3. Grembiuli, voti in condotta e maestro unico nella scuola primaria sono provvedimenti sacrosanti, perché portano uniformità, disciplina, ordine e risparmio.
A sostegno, nel suo solitario sproloquio televisivo Susanna Tamaro portava argomenti di questo tipo: “Un mio amico bidello mi racconta che i ragazzini, entrando a scuola la mattina, lo insultano ripetutamente. Ma se lui osa rispondere per le rime, quelli minacciano di denunciarlo”. Oppure, sul ritorno del maestro unico: “i tre maestri per classe (in realtà due su tre classi, ma pazienza), sono stati imposti dai sindacati per accrescere il numero di insegnanti occupati, ed erano in qualche modo giustificati dal baby boom degli anni Sessanta/Settanta. Oggi non ce n’è più bisogno. Io ho avuto alle elementari una sola maestra e mi sono trovata benissimo. Troppe figure in aula ingenerano nei bambini solo confusione”. E ancora, contro gli sprechi: “Se in una famiglia la madre passa il tempo a giocare a poker, non è giusto che si intervenga per vietarglielo?” E infine, sulla necessità di modificare i contenuti dei programmi: ”In seconda elementare già sanno tutto sulle piogge acide, ma non conoscono la differenza tra decilitri e centilitri..! Così riempiamo la testa dei bambini con problemi che non li riguardano, a scapito della conoscenza di cose ben più importanti”. Questi gli argomenti e gli esempi esposti dalla Tamaro, conditi da altri simili all’insegna di un buon senso regressivo e di una semplificazione reazionaria accasciante. Il messaggio trasmesso era questo: le cose, una volta (prima della globalizzazione? prima del ’68? durante il fascismo?) nella loro lineare semplicità andavano molto meglio. E’ lì che bisogna tornare.
Ora, che la scuola sia rimasta un corpo progressivamente separato dalle trasformazioni sociali avvenute negli ultimi (tre) decenni, non vi è dubbio. Che sia finita in una sorta di zona d’ombra e di vicolo cieco, comprensibilmente generando in chi vi lavora valanghe di rabbia e frustrazione, idem. Che quella pubblica in particolare sia stata lasciata – dai governi di destra, ma non solo – andare alla deriva, anche lì non vi è dubbio alcuno. E la riforma Tremonti/Gelmini, a base di tagli reali e di ritocchi simbolico-demagogici, di quelle scelte è rilancio virulento. Ma dovrebbe essere ben chiaro che chi a tali politiche oggi si oppone non lo fa perché difensore e alfiere della condizione e del funzionamento della scuola attuale. Ed è il caso di non farsi intrappolare nella parte di coloro che quel miserabile stato di cose, malgrado tutto, continuano a sostenerlo e a rivendicarlo. La vera novità importante e positiva di queste settimane è che, grazie anche alla arroganza e alla miseria dei provvedimenti governativi, gli studenti hanno reagito occupando e, meglio ancora, uscendo in massa per le strade e le piazze. E’ il movimento in atto, la sua passione ed energia, la sua rabbia critica, il suo rifiuto dello stato delle attuali cose scolastiche – e sociali e politiche – la vera uscita da un mefitico tunnel. E’ questa la vera condizione e base di una riforma della scuola concreta ed efficace oggi. Di una sinistra istituzionale che o è stata passiva e corriva,o ha fatto danni (io non rimpiango neanche Luigi Berlinguer, figuriamoci Fioroni!) io non mi fido. Io non credo a una riforma della scuola bellina, pulitina, perfettina, che pretenda di correggere e modificare rigorosamente all’interno del suo perimetro alcune delle storture evidenti, lasciando filosofia e impianto centrale tali e quali. Qui, per dove questo Paese è arrivato, si ha speranza di cambiare quel che serve, e arrivare dove si deve, soltanto agendo per il tempo necessario anche fuori delle aule, all’aria aperta, in pubblico, nel sociale e nel politico. Mettendo in discussione le cose nel loro marciume generale. Per essere chiari: se non si riesce a cacciare e sostituire buona parte dell’attuale classe politica dirigente che nessuno ha scelto perché auto nominatasi – mica solo quella di destra, il berlusconismo è uno spirito dei tempi ben più gramscianamente trasversale - non si va da nessuna parte, scuola compresa. Non è andando di nuovo per un soffio al governo, e con il Fioroni di turno, che le cose in generale, quelle scolastiche in particolare, cambieranno.
Ecco, di fronte al mite e petulante buonsenso reazionario delle Susanne Tamaro, si può e si deve reagire affermando: qui urgono rivolgimenti rivoluzionari. E poi tifare perché l’Onda duri, e si trasformi in pacifico ma radicale e generale tsunami.

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