lunedì 19 maggio 2008

Gomorra. Alcune riflessioni dovute al film

Scampia, Napoli e buona parte della Campania sono realisticamente raffigurabili sotto forma di tumore. E questo tumore è il risultato di una parte e di un ruolo che Napoli, e buona parte della Campania, svolgono in sintonia con un sistema economico-malavitoso di carattere più generale – sicuramente nazionale, ma anche oltre. Sistema camorristico napoletan/campano, e sistema economico illegale nazionale, interagiscono e si tengono proficuamente insieme.

A comandare è la caccia frenetica e compulsiva alla conquista di grandi quantità di danaro attraverso il traffico di droga e le attività illecite capaci di produrne in abbondanza. Al comando di questo meccanismo di potere e ricchezza può aspirare soltanto chi si fa rispettare e temere, dimostrandosi rapido e disinibito nell’ infliggere anche la pena di morte.

(Può sembrare divagazione impertinente, ma forse non lo è. La notizia di questi giorni che rinviati a giudizio per la strage di Piazza della Loggia a Brescia sono alcuni caporioni fascisti come Rauti in qualità di esecutori, agenti dei servizi segreti come depistatori e occultatori in combutta con il generale Delfino, allora capitano de carabinieri incaricato delle indagini, richiama una logica nella sostanza non dissimile.
Forse anche ricordare che Alemanno ha sposato la figlia di Rauti, e Berlusconi era iscritto alla P2, può suonare impertinente, ma forse non lo è. D’altra parte, è stata la difesa del potere e della “roba” di una classe borghese spaventata dalla crescita minacciosa del movimento operaio e comunista, a portare negli anni Settanta e Ottanta, a partire dalla strage di Piazza Fontana a Milano, alla scelta di azioni di morte – la strategia della tensione e delle stragi – che costituiscono forma coerente ed estrema della lotta tra le classi adottata dalla borghesia per difendere i suoi privilegi. E la stessa cosa succedeva in quegli anni, e in forme ben più cruente, in Grecia, Cile, Argentina, dove venivano torturati ed eliminati, con la benedizione delle gerarchie della chiesa cattolica, decine di migliaia di oppositori. E non era già comunque successo in Italia agli inizi degli anni Venti, dopo il “biennio rosso” e gli scioperi operai, che capitalisti e agrari abbiano pensato bene di rispondere e reagire finanziando e armando le ronde – pardon! le squadracce fasciste?)

Rispetto al proliferare del tumore, di cui si ha referto cinematografico perfetto in Gomorra, la sinistra al governo si è dimostrata molle e inetta. Forse, piuttosto che intignarsi nel risanamento del bilancio, o preoccuparsi della fame in Africa, dei pellegrinaggi ad Auschwiz o delle notti bianche a Roma, era il caso di varare una legge sul conflitto di interessi… Ma la attuale destra non può risolvere alcunché: può anzi soltanto aggravare, perché è parte costitutiva e origine del problema. I peggiori rifiuti tossici interrati dalla camorra vengono dalle industrie venete e lombarde ferventi tremontiane, leghiste e forzaitaliote, così come tra i maggiori fruitori di droghe sono quei ricchi mercati, così come i proventi delle organizzazioni malavitose vengono reinvestiti nell’edilizia e nel commercio di Parma, Milano, Torino – Berlino, Madrid, New York…
Gomorra, il bel film di Garrone, non mette in scena il bene contro il male, il giusto e il diritto contro lo storto, la resistenza contro la resa. Ma il fatto che ci sono mille modi più o meno evidenti, più o meno espliciti, di assumere e interpretare il male. Qui siamo alla guerra di tutti contro tutti, alla corsa di torme di topi impazziti a chi uccide prima l’altro. Ai più deboli, a chi vorrebbe tirarsi da parte (il ragazzetto che consegna la spesa a domicilio, il ragioniere che smista le quote di denaro destinate dai capi clan alle famiglie con un membro affiliato in carcere, il sarto dal talento straordinario punito perché non totalmente disponibile agli ordini), viene brutalmente posta l’unica alternativa possibile: o con noi, e allora esegui ciò che noi ti ordiniamo, o con i nostri avversari, e allora aspettati un colpo di pistola alla testa.
Gomorra si presenta come una pietra tombale sopra una certa napoletanità folclorica artificiosamente per troppo tempo coltivata. Nel film il kitch sentimentale melenso delle canzonette è colonna sonora perfidamente perfetta della ferocia di cui sono impastate le storie messe in scena. Siamo in presenza di una somatizzazione del male evidente nelle fisionomie delle facce stravolte, delle voci rauche e stridule, dei corpi deformi. A interpretare le vicende della guerra che li sta distruggendo sono i protagonisti reali, quelli quotidianamente alle prese con le vicende raccontate. E coloro si prestano con uno zelo così evidente nel fare bene, con una partecipazione eccitata e quasi euforica: quasi in posa per una foto collettiva. Vedete - sembrano vantarsi - come noi sappiamo scannarci bene… Perché questo non è un solo un film, in realtà è uno psicodramma collettivo sotto forma di tragedia girata dal vivo e in diretta, con la adesione entusiastica dei carnefici che sono, anche e insieme, di sé stessi le vittime. Si direbbe che un intero popolo sia stato costretto, per sopravvivere, a una torsione maligna, a una condizione collettiva di sabba sado-maso. Vengono in mente i kapò dei campi di concentramento nazisti che spesso erano scelti, in cambio della sopravvivenza, tra gli stessi ebrei internati.
Allo stato dell’arte, e da quel che nel suo specifico racconta anche il film, si conferma che qui a vincere a mani basse sono Berlusconi e Montezemolo, papa Ratzinger e padre Pio. Il male trionfa? Hanno vinto manipolazione mediatica, superstizione e ignoranza, terrore di fronte all’esercizio arrogante ed esplicito della violenza? Non resta che affidarsi ai santi protettori, ai magnacci benefattori. Tanto ci sono sempre i rom che stanno peggio di noi e con cui siamo autorizzati a prendercela.
Le élites miliardarie e malavitose al potere sono oggi così forti che possono permettersi tutto: invocare piamente l’aiuto di Dio e inviare l’esercito a risolvere il problema dei rifiuti - non senza prima essersene riccamente serviti, e avere graziosamente offerto all’opposizione un incontro a colazione.
In preda a scoramento e disperazione, alla fine le masse oppresse hanno ritenuto necessario inginocchiarsi ai piedi dei carnefici, dichiarandosi pronte a tutto.
Gomorra conferma che questo è un Paese così avvilito e disperato da essere ridotto a chiedere protezione giusto ai monatti che hanno propagato il virus.
Toccherà, insieme al prode Bassolino, e come ultima chance per non affondare,
tifare per Berlusconi? E non è questo l’ultimo approdo ripugnante e osceno?

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